Azimut

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AZIMUT, Via Modena, Torino, TO, Italia

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>>> Intervista con Matteo Brigatti (aka Gandalf), promoter della club night Genau e direttore artistico dell'Azimut. <<<

L'Azimut è un club di matrice europea che negli anni ha subito diverse evoluzioni, andando a puntare sulla qualità dell'esperienza sonora e del design.

CF: Ciao Matteo, partiamo dagli inizi: cos’è per te un club e come ti sei avvicinato a questa tipologia di spazi?

MB: Da sempre sono un sostenitore della dicotomia tra discoteca e club. A differenza delle prime, i club, secondo me, oltre ad avere solitamente dimensioni minori, sono spazi in cui c’è una maggiore socializzazione, non esistono dicotomie tra pista e aree riservate come i privé, ma hanno anche spazi che permettono ai frequentatori di parlare, conoscersi, diventare amici. Il club, appunto, permette di conoscere, creare una sorta di comunità che condivide gli stessi interessi musicali. Oltre ad avere una programmazione musicale più definita e ricercata rispetto alle grandi discoteche dove ormai passa un po’ di tutto. Personalmente mi ci sono avvicinato già negli anni ‘90, quando ero più rockettaro e frequentavo molto il BarRumba. Mentre sempre alla fine di quegli anni, per quanto riguarda la musica elettronica, il Centralino dei tempi dei General Electrik e il Bar Bar con Xplosiva mi hanno aperto le porte al vero clubbing torinese.

CF: Negli anni hai ricoperto tantissimi ruoli all’interno della scena locale e non solo, qual è l’importanza di avere degli spazi come l'Azimut nel contesto di Torino?

MB: La vera ricchezza della Torino notturna, almeno fino alla chiusura di aree come Docks Dora e Murazzi, è sempre stata quella di avere un gran numero di club. Il club dovrebbe permettere al promoter o al direttore artistico di potere costruire una scena, partire dal basso senza preoccuparsi troppo di dover fare grandi numeri, cosa che spesso porta a compromessi sia in termini di proposta (che non può essere così di nicchia) che in termini di progettualità: serate da migliaia di persone sono difficilmente sostenibili da piccole organizzazioni, che devono per forza mettersi insieme ad altri gruppi e, capita, snaturare i propri obiettivi e traguardi. L’Azimut in questo senso è stata una boccata d’aria fresca in una situazione in cui i veri club, quelli da 300-500 persone, si contavano ormai sulle dita di una mano. E’ un club di matrice europea: dimenticandosi di essere a Torino per un attimo, entrando potresti pensare di essere in una qualsiasi città dalla vocazione internazionale.

Azimut Torino_006_by Antonio la Grotta 2019 for Club Futuro

CF: L’Azimut è uno dei club storici di Torino, insediato in un’area che recentemente si è trasformata parecchio. Com’è cambiata la geografia dei club di Torino nel corso degli anni? Com'è cambiato il modo di vivere la notte?

MB: Esattamente come l’area in cui si trova, anche l’Azimut ha subito le sue evoluzioni. Una volta era un club che viveva anche nei pre-serata, grazie a tutta la parte di ristorazione. Ospitava eventi di tutti i tipi, dal Club to Club alle serate più commerciali. Poi circa 10 anni fa è andato lentamente spegnendosi, per poi cambiare gestione e tre anni fa circa, dopo una ristrutturazione totale, scoprire la sua vocazione 100% club. Come ho già accennato la geografia del clubbing torinese è cambiata radicalmente prima agli inizi dei 2000 con la chiusura dei Docks Dora, poi nel 2013. Nel frattempo anche molti dei club nelle zone centrali non sono più riusciti a trovare una convivenza con i residenti e hanno dovuto chiudere o cambiare radicalmente programmazione e format. Oggi sopravvivono, per la maggior parte, i club che sono al di fuori delle zone centrali. Con tutte le difficoltà che ne conseguono in termini di mobilità notturna e fruizione. Nonostante la maggior parte dei club chiuda tra le 4 e le 5 del mattino, i frequentatori continuano ad arrivare solo verso l’1 o le 2 di notte.

"Il club dovrebbe permettere al promoter o al direttore artistico di potere costruire una scena, partire dal basso senza preoccuparsi troppo di dover fare grandi numeri"
Azimut Torino_018_by Antonio la Grotta 2019 for Club Futuro
Azimut Torino_013_by Antonio la Grotta 2019 for Club Futuro

CF: Quali opportunità e criticità vedi nell'ecosistema dei club oggi?

MB: Da sempre penso che la vera svolta nella scena club di una città sia la liberalizzazione degli orari e la concessione di licenze 24h per quei locali che non arrecano disturbo al vicinato. Questo permetterebbe di riqualificare e avere nuove aperture in zone periferiche, creare nuovi posti di lavoro e soprattutto cambiare la fruizione dei club: non ci sarebbe più la “fretta” di arrivare nel club, sapendo che rimane aperto 12, 18 o 24 ore. Si potrebbero creare reti di trasporto notturno dedicate, la gente non avrebbe fretta di sballarsi per quelle 2-3 ore di clubbing ma potrebbe divertirsi più a lungo e in modo più consapevole. Senza contare che le economie del clubbing subirebbero una forte spinta in avanti, così come la qualità della proposta che potrebbe non limitarsi a un solo guest per evento, ma potrebbe lavorare su line up più coraggiose e variegate senza andare ad alzare i prezzi.

Azimut Torino_016_by Antonio la Grotta 2019 for Club Futuro

CF: Come vorresti che fossero i club del futuro?

MB: Aperti 24 ore, multispazio, con un’attenzione particolare ai servizi per i frequentatori (impianto audio, luci, qualità del bar). Mi piacerebbe inoltre ci fossero meno barriere tra proprietà, organizzatori e frequentatori, nell’ottica di un miglioramento continuo. Luoghi in cui l’unica vera e sacra regola fosse il rispetto nei confronti degli altri.

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